lunedì 9 dicembre 2013

"non siamo come loro" - una mail e una metafora di @Ruotina



@Ruotina
Io
Oggi alle 11:37 AM
Ciao Putredine (avrai un nome vero...),
mi sono imbattuto quasi per caso nel tuo blog e devo dire che - da persona che segue il motociclismo da sempre - trovo diverse delle tue riflessioni piuttosto sensate. Certo esprimi la tua visione con parole forti a volte, ma credo che stimoli in questo modo delle riflessioni il cui responso può fare davvero paura. Ho vissuto il motomondiale dall'interno nei primi anni 2000, lavorando come 'ufficio stampa' per un team Italiano. Ho spiato da dentro quel mondo e molte cose non mi sono piaciute. Oggi, credo, il quadro generale non può che essere peggiorato.
Non ti critico per quello che scrivi, anzi. Personalmente, quel 23/10 del 2011 mi sono detto: non guarderò mai più una gara di MOTOGP. Poi il tempo ha ammorbidito la mia posizione. Sono tornato a sedermi su quel divano, per poi tornare a riflettere pesantemente sui morti celebri e su quelli anonimi per esempio in occasione dell'incidente di Antonelli (che peraltro io seguendo il motociclismo da sempre, conoscevo bene). Come Alessio Perilli ad Assen nel 2004, come Giovanni Olivieri a Magione nel 2008 (campione del trofeo Malossi l'anno prima), come una sfilza di altri poveracci morti, amputati o paralitici a seguito di incidenti in pista. C'è molta, troppa retorica nei discorsi del Dr. Costa che pure - l'ho conosciuto - è una persona dotata di una grande sensibilità (pure troppa). C'ero, a Monza, il giorno in cui finì -  praticamente - la carriera di Doriano Romboni dopo una toccata con Slight e una gamba impigliata nel cerchio. Il giorno dopo la morte di Paquay, investito sul rettilineo nel 98 (dinamica identica a quella di Antonelli). Il giorno in cui Neukirchner si disintegrò il femore in un assurdo incidente alla prima curva. E anche ad Imola, il giorno in cui nel primo test dopo quell'incidente, si frantumò due vertebre rischiando la paralisi (praticamente quell'uomo è un CRASH TEST DUMMY).
Scrissi a Motosprint dopo l'incidente in partenza a Monza, che pubblicò la mia lettera e una risposta di Flammini in persona. Insomma, per dirla tutta, amo le corse - sono affascinato dalla loro insana follia - ma amo la vita, la sicurezza e le cose fatte bene. Un ossimoro, nel mondo delle corse, per l'appunto.
Per questo trovo un profondo significato in alcuni tuoi interventi. Molto crudo ma sacrosanto quello sulla prima foto di Lascorz in maglietta Alpinestars. Anche a me le patatine San Carlo hanno stufato. Non mi stanco mai di ripeterlo. Ho praticato per anni il karting anche a livello agonistico, oggi mi godo la pura passione per questo sport correndo quando posso e passando delle gran belle giornate in compagnia di mio padre, non più giovanissimo. Un carrellino appendice attaccato ad una Fiat Punto del 96. Basso profilo, anonimato: un'assoluta goduria. Il karting ci permette di stare insieme un pò, oggi che ognuno ha la sua vita, ed è molto più bello oggi di quando mi confrontavo con ragazzini ignoranti come capre ma strapieni di soldi. Loro e i loro padri evasori fiscali.
Tutto questo per mandarti queste due righe. Un raccontino, che ho buttato giù in pochi minuti, all'indomani dell'incidente di Romboni a Latina. Dimmi che ne pensi. Perchè noi non siamo come loro, giusto? :)
Un saluto
@Ruotina 



Non siamo come loro.
Immaginiamo macchine da Videopoker truccate. Che rombano nel box, riflettendo la luce del sole invernale. Il cielo è terso, e i giocatori siedono sulla poltroncina imbottita di similpelle rossa. Questi uomini evocano miti del passato e alimentano i sogni dei bambini. Uno di loro indossa dei Rayban e si ferma di fronte alla richiesta di un bambino. Si china e fa una foto con lui, la scatta il papà. Firma un poster sul quale spunta, tra i marchi di un numero imprecisato di aziende, una foto di lui seduto in poltroncina con le dita sui pulsanti. Con l’altra mano fa il pollice su. Oggi sono tutti qui per ricordare un vecchio amico. Eroe del Videopoker a motore. Le sue tracce si sono perse qualche anno fa. C’è chi dice si goda le vincite in Sudamerica a ritmo di Samba innaffiando le sue notti a Mojito. Chi conosce i suoi, sa che il Videopoker uccide, ogni tanto, e non si perde in fantasticherie. C’è una giocata in palio, di quelle grosse – beneficienza si dice. Nel nome del grande giocatore sparito nel nulla due anni fa.
Faranno del bene ancora una volta, alla faccia di chi gli vuole male. Il pubblico è arrivato. Le macchinette da gioco sono calde. Il cielo è terso e il pubblico sta impazzendo per le evoluzioni sulla pulsantiera dei propri idoli.  La cosa brutta è che la gente ci critica. Non capisce cosa significhi per noi, sedersi su quella poltroncina e inserire la moneta. Oggi qui i ragazzi sono felici. Quale malattia. Quale ludopatia: lo abbiamo scritto dappertutto che il gioco fa male solo se si esagera. Chi non fa parte del gioco non può capire fino in fondo e a noi non interessa la sua comprensione. Oggi ci interessa solo di questi bambini in festa con i loro papà e delle foto memorabili che scatteranno alle nostre rombanti macchinette multicolore parcheggiate sotto ai tendoni. Dei soldi che raccoglieremo per l’ospedale dei poveretti.
Non paragonate per favore la nostra sana passione a quella dei motociclisti. Quelli sono i malati, signori. Spero solo che mai e poi mai il nostro governo arrivi a legalizzare la barbara pratica che oggi ha lasciato tre bambine senza il loro papà. Scomparso in una gara motociclistica. Che Dio li perdoni.