cito "pistone" su http://www.motolaverda.net/forum/index.php?topic=541.0 :
"Spero che nessuno si offenderà se dopo aver aperto questo topic,
oltre a dedicare un ricordo a Stefano Pagnozzi,
vorrei insignirglo del postumo riconoscimento del più spericolato e audace
tra i piloti che abbiano mai portato in gara con successo una Laverda.
Se al nostro Corrado va sicuramente la palma del più deciso e concreto tra i pistard Laverda-muniti
(memorabili i suoi racconti delle "sportellate" nel Trofeo e contro le quasi invincibili Honda)
a Stefano Pagnozzi va certamente il simbolico titolo del più coraggioso e , purtroppo,
anche sfortunato, tra coloro che portarono in gara le Laverda nel campionato italiano di velocità in salita.
Credo anzi che se dovessero stilareuna classifica tra le "manette" più pesanti, che pure abbondano tra gli scalatori,
Stefano avrebbe ben pochi rivali, anche considerando i suoi contemporanei come Cresta e Falanga (anche loro non sono più tra noi...).
Ho incontrato per la prima volta Stefano Pagnozzi alla Ballabio-Pian dei Resinelli, e subito ho capito che quel pilota
con la Laverda 500 portata a 600 con il kit Gammatron di cui abbiamo già parlato nel forum, si faceva notare non solo per il manubrio da motocross, che fu uno dei primi a montare.
Non voglio tediarvi con un lungo racconto: vi basti sapere che su un percorso tecnico e non privo di insidie come erano allora le gare in salita (la cui pericolosità oggi è leggermente diminuita per vari motivi), Pagnozzi guidava il Laverda con uno stile che potremmo eufimisticamente definire "aggressivo".
Derapate, pieghe oltre i limiti della fisica, con in capo che in una "esse"sfiorava il muretto e un attimo dopo buttava la moto dall'altro lato e con la spalla della tuta spazzolava la corteccia di un albero facendo volare in pezzi una balla di paglia..e a velocità che un comune mortale avrebbe avuto qualche remora a fare in pista, piuttosto che su una strada di montagna con il muro o le piante da una parte e il burrone dall'altra !
Quella volta, Pagnozzi vinse, e vinse contro la sfortuna e la sua esuberanza anche altre volte, scambiandosi
spesso le posizioni con l'amico-rivale Falanga, in una ridda di vittorie perse per un pelo, magari per una caduta all'ultima curva, e di gare vinte, dall'una e dall'altra parte,anche quando i favori del pronostico andavano a un altro pilota.
Lui e altri protagonisti di una "stagione iripetibile" durata diversi anni (che vide anche diversi piloti perdere la vita in gara o durante le prove "libere") ne fecero davvero di tutti i colori: concorrenti che si scambiavano di identità e tagliato il traguardo si infilavano nel bosco per scambiarsi di nuovo, sno kommentttate dopo l'arrivo, ricorsi e contro-ricorsi anche tra membri della stessa squadra...anche se poi magari li vedevi seduti insieme al ristorante a farsi un panino in attesa della seconda manche...
Desidero ricordare Pagnozzi, e sarebbe bello che lo facessero anche altri che hanno un ricordo di lui, di un pilota generoso e audace fino all'esagerazione,
un pilota che dalla propria passione uscì pesantemente segnato nel fisico
e sul quale, anche una volta uscito forzatamente dal mondo delle gare,
come uomo la sorte si accanì in modo altrettanto crudele.
Non riuscirono a piegarlo le tremende fratture riportate,
e neppure le visissitudini familiari,
e allora se lo portò via una malattia che non perdona,
perchè lui altrimenti non avrebbe mollato.
Non mollava, mai...."
se cliccate sulla foto potete vederla ingrandita.
RispondiEliminala Fasano Selva è terra mia! Sarebbe la valtrebbia de noi artri... ;-)
RispondiEliminaDa quello che mi raccontano gli amici per telefono, adesso è piena marcia di pula e caramba... Forse meglio così, in tanti ci hanno lasciato le penne... un mio amico una volta mentre riscendeva il tratto di strada che va dalla selva in giù, si sfiorò con uno che saliva... in piena curva e senza nemmeno cadere dalla moto, ne uno ne l'altro... solo un forte botto di striscio, al mio amico si spense il motore... quando si fermò si accorse che gli si era sfilato il cambio... non solo la leva, ma tutto il gruppo di ingranaggi...
Ad un altro mio amico invece il gard rail gli salvò la vita! Checchè se ne dica dei gard rail, ma quella volta la moto volò giù nel dirupo fracassandosi e lui rimase incastrato sotto... Qualche escoriazione in giro ma se ne torno a casa con le sue gambe... Put ti ricordi il mio ragionamento sulle cose pericolose che si possono beccare quando si va in moto? Ti ricordi i piccioni presi ad oltre 200 km-h? Anche li si parlava dei gard rail... poi va bè, il Naz ricamò una storia sui piccioni... solite minkiate di chi non è mai salito su una moto vera... ma che siccome tifa Valentino Rosso, pretende di essere in grado di dire la sua solo perchè tifa il Gallinaro... Da noi c'è un detto che fa: "lu pinzieru campa la casa ca lu pani pari ca ti binchia" ovvero: "l'esperienza porta avanti la famiglia perchè il pane ti sazia solamente"!
nella sua storicita', gran bella moto la Laverda sulla foto.
RispondiEliminaOgni tanto credo che la moto di oggi sia un po' come la donna moderna. Bella, facile da conquistare, estremamente confidenziale, appariscente ma vuota.
Dovro' scrivere un pezzo, appena ho un po' di tempo.
E' stato uno dei miei eroi inarrivabili di quando da bambino al seguito di mio fratello ho seguito diverse gare in salita! Lui, Maxim e pochissimi altri hanno portato a livelli d'eccellenza la guida col manubrio alto e sono stati i precursori delle naked sportive. Pur con stili e moto differenti sono stati loro a farmi innamorare delle gare in salita. Tanti anni dopo se ho comprato un Monster è stato proprio perché aveva il manubrio alto e mi riportava con la mente a quelle indimenticabili domeniche!
RispondiEliminaDa ragazzino, con il ciao marmittato sito kobra, dalla Selva venivamo giu' superando i 100 all'ora, con i miei amici di Fasano.
RispondiEliminaRyu, non te ne avere, ma mi fai impressione quando parli di donne. Avevo fatto un profilo, su di te, all'inizio, che si e' rivelato ottimistico, col senno di poi...
19.48
RispondiEliminaanche a pagnozzi successe una cosa simile, nel 1991 col tdm 850.
alla romanina veglio diede spettacolo ma il tempo fu quello che fu, alla rocca corio si fece male e purtroppo non ebbi modo di vederlo mai più.
in precedenza fu un senior nel cross e, nel 1984, fece scalpore la sua partecipazione a un endurance on/off per ciclomotori: la 24 ore del kiwi di poirino... con tanto di tuta bianco-arancio e scritta "pellicceria novella".
;)
Uncle,
RispondiElimina:)))))) per me le donne e le moto sono uguali...
non capisco un cazzo di tutte due.
Non fare il finto tonto :-))))
RispondiEliminaRyu,
RispondiEliminanon ti capisco...
dove ce l'hanno il cazzo le moto e le donne?????
;))
Sarà perchè la salita è una delle esperienze (da spettatore) che ha segnato la mia gioventù, ma rimane sempre un'emozione anche solo parlarne...
RispondiEliminaMa a proposito, la Lauretta che fa?
Si cimenta?
La vedrò a giugno alla Carpasio-Pratipiani?????
o qualcosa mi è sfuggito??
;))
16.19
RispondiEliminabracamio...
quelli come la lauretta (e me a suo tempo) arrivano al mercoledì senza sapere se correranno o no la domenica.
potreste cominciare a mandarle degli oboli.
;)
comunque la ragazza si muove bene: lavora e va in moto ogni volta che può; il resto non la riguarda.
Viva quelli che non mollano mai!
RispondiElimina16:34
RispondiEliminabeh, direi una perfetta TT rider no?
le qualità di "base" le ha....
;)))
si... te lo ha detto a te che i resto non la riguarda...
RispondiElimina18.58
RispondiEliminain effetti ogni tanto sparisce qualche giorno...
:)))
Ogni tanto sparisco ma potete stare tranquilli che come le tasse torno sempre :)))
RispondiEliminabra, come ha detto il put vivo un po' alla giornata ma quest'anno almeno una gara la farò, anche se non so ancora quale! Sicuramente però prima controllerò bene il serraggio dei bulloni delle pinze freno ;)))
Put mi sponsorizzi? Che devo dare il numero di conto corrente?
Purtroppo dei campionati moto in montagna non conosco una fava, però lo stimolo vintage dato dal post del PUT, la cena con il nuovo motoclub di BAIOCCO, quello di RECANATI con presidente "l'uomo che visse 2 volte" alias FRANCO UNCINI, la lettura di un libro "Le Derivate"(la matematica non c'entra nulla!), mi hanno dato la giusta carica per occuparmi di "cose vecchie".
RispondiEliminahttp://en.giorgionadaeditore.it/scheda_prodotto_146.aspx
"cose vecchie" come quell'ammasso semi-ordinato di pezzi di V7 Special di cui è necessario prendersi cura perchè del tempo non bisogna mai abusare.
Un pò di ricerche, la consapevolezza che ricromare le parti vecchie costa di + che comprarle nuove, la ditta STUCCHI LUIGI che reperisce quasi tutto a prezzi onesti, esempio manubrio TOMASELLI(stessa marca dell'originale) €28, il meccanico che si è preso carico del motore per sistemare la perdita d'olio del paraolio lato frizione, dinamo e motorino dall'elettrauto, e le parti nere da un carrozziere di fiducia.
Inutile distrarsi con cose nuove/seminuove meglio rimettere in strada un oggetto strano con il quale qualcuno 40 anni fà rischiò anche di vincere la 500km di MONZA davanti a moto molto + performanti come le LAVERDA,TRIUMPH e le moto giapponesi. Poi venne la V7SPORT con il telaio rosso ma quella è un sogno a occhi aperti.
Appena rimonto qualcosa se vi fà piacere vi passo qualche foto ....
Bisogna che scappi ma tornerò, tornerò...
RispondiElimina:)))
lanfry,
RispondiEliminahonda 400 samoto...
gran bel libro, le derivate", il mio lo regalai a crash.
leggere che a monza la v7 fu tra le moto da battere lascia di stucco, eh?
lauretta,
RispondiEliminase qualcuno si fa avanti per contattarti ti avviso...
;)
18.10
RispondiEliminaLa moto l'ho comprata nel 1978, era già vecchia anagraficamente di 8 anni, tecnicamente era quello che il DNA gli aveva concesso di essere. Il motore era nato per equipaggiare il "MULO MECCANICO" degli alpini, girava poco(circa 7000giri), saliva anche allegramente ma non scendeva mai di giri e questo rendeva problematiche le cambiate veloci.
I freni a tamburo se azionati in velocità sopra i 140kmh ti davano una sola chance, tiravi la leva con tutta la forza possibile per rallentare modestamente ma se lasciavi e riprendevi i freni la leva toccava impietosamente la manopola e da li in avanti non ti rimaneva altro che attaccarti al "cardano".
Guidavi con l'orizzonte di 500/600 metri avanti e se c'era qualcosa nella tua carreggiata era meglio rallentare di parecchio.
Ma se non avevi un gran bisogno dei freni e la strada era in salita con un susseguirsi di curve molto ritmate scoprivi che qualcuno a MANDELLO aveva fatto un bellissimo lavoro.
Il motore che tirava a bassa velocità anche in 4marcia, il manubrio largo, il baricentro basso, la sella molto vicina a terra, il telaio rigidissimo e il cardano che tutto sommato non funzionava male ti permettevano di fare qualsiasi cosa, dall'entrare in curva di traverso con la ruota posteriore bloccata da una scalata di troppo, all'uscita motard o al cambio di traiettoria per evitare lo stinco di quello davanti che si piantava in mezzo alla curva.
L'ho usata 4 anni, male, malissimo, ci sono passato anche nel fiume MUSONE con l'acqua sopra gli scarichi, ho percorso tratti scoscesi del CONERO oggi preclusi anche alle mountain-bike, l'ho portata ad insabbiarsi in spiaggia, difficile insomma trovargli un posto dove non far girare le ruote.
Non l'ho mai portata in pista ma anche li dimostrava che non era poi tanto inferiore a tante blasonate moto sportive coetanee.
Mi sarebbe piaciuto avere anche una Sport o una Le Mans ma putroppo quelle che si trovavano erano troppo rimaneggiate e sfruttate per essere appetibili rispetto ad una giapponese.
La gara è in salita, libera...
RispondiEliminaLa cima utopia della discesa è l' unica strada per tornare a casa...
L' equilibrio di non cadere è sfida persa lanciata al dirupo...
2.49
RispondiEliminaehi naz,
ho appena pubblicato un post nuovo.
guarda se ti ispira...
:))))