...un villaggio di poveri disgraziati,
usi a sacrificare la propria vita al dio lavoro.
questi schiavetti si tramandavano l'interesse morboso per una cosa assai cretina, in fondo, e sempre più anacronistica: il motociclismo sportivo.
un giorno un ragazzino di questo villaggio fu punito,
perché non voleva accettare che la moto fosse per lui solo un "hobby", come usava dire suo padre, e anche perché non voleva credere che "di agostini ne nasce uno ogni cento anni".
fu così che il ragazzino trascorse molti anni lontano dal villaggio, provando a diventare un "campione" in sport via via sempre meno costosi... ma le regole erano sempre le stesse, solo gli abiti erano di volta in volta più laceri; cenciosi, ma costosi il giusto, per mantenere quell'equilibrio che aveva conosciuto nel villaggio dei motociclisti: lavorare, guardare, comprare, emulare nel poco tempo rimasto.
finché non arrivò il web.
sul web trovò tutte le conferme che le sue esperienze non erano state fortuite:
la gente non è stupida, solo detesta chi le impedisce di raccontarsi frottole.
rossi, meda, berlusconi...
gli schiavetti più in salute li adorano,
quelli più nevrotici li vorrebbero sostituire
con altri meno vincenti, magari morti o forse persino con loro stessi! ahahah
ma guai a chi gli tocca le loro catene al collo.
tutto ciò che io scrivo scaturisce dalla punizione, dal fallimento motociclistico di uno dei 7/8 miliardi di individui che siamo sul pianeta. in realtà vi invidio tutti, cari schiavetti miei.
divertitevi, oggi che è domenica, coi vostri bei rottami.
tic
tac
tic
tac
c.v.d.
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