A Io
Oggi alle 11:37 AM
Ciao Putredine (avrai un nome vero...),
mi sono imbattuto quasi per caso nel tuo blog e devo dire che - da persona che segue il motociclismo da sempre - trovo diverse delle tue riflessioni piuttosto sensate. Certo esprimi la tua visione con parole forti a volte, ma credo che stimoli in questo modo delle riflessioni il cui responso può fare davvero paura. Ho vissuto il motomondiale dall'interno nei primi anni 2000, lavorando come 'ufficio stampa' per un team Italiano. Ho spiato da dentro quel mondo e molte cose non mi sono piaciute. Oggi, credo, il quadro generale non può che essere peggiorato.Scrissi a Motosprint dopo l'incidente in partenza a Monza, che pubblicò la mia lettera e una risposta di Flammini in persona. Insomma, per dirla tutta, amo le corse - sono affascinato dalla loro insana follia - ma amo la vita, la sicurezza e le cose fatte bene. Un ossimoro, nel mondo delle corse, per l'appunto.
Non siamo come loro.
Immaginiamo macchine da Videopoker truccate. Che rombano nel box, riflettendo la luce del sole invernale. Il cielo è terso, e i giocatori siedono sulla poltroncina imbottita di similpelle rossa. Questi uomini evocano miti del passato e alimentano i sogni dei bambini. Uno di loro indossa dei Rayban e si ferma di fronte alla richiesta di un bambino. Si china e fa una foto con lui, la scatta il papà. Firma un poster sul quale spunta, tra i marchi di un numero imprecisato di aziende, una foto di lui seduto in poltroncina con le dita sui pulsanti. Con l’altra mano fa il pollice su. Oggi sono tutti qui per ricordare un vecchio amico. Eroe del Videopoker a motore. Le sue tracce si sono perse qualche anno fa. C’è chi dice si goda le vincite in Sudamerica a ritmo di Samba innaffiando le sue notti a Mojito. Chi conosce i suoi, sa che il Videopoker uccide, ogni tanto, e non si perde in fantasticherie. C’è una giocata in palio, di quelle grosse – beneficienza si dice. Nel nome del grande giocatore sparito nel nulla due anni fa.
Faranno del bene ancora una volta, alla faccia di chi gli vuole male. Il pubblico è arrivato. Le macchinette da gioco sono calde. Il cielo è terso e il pubblico sta impazzendo per le evoluzioni sulla pulsantiera dei propri idoli. La cosa brutta è che la gente ci critica. Non capisce cosa significhi per noi, sedersi su quella poltroncina e inserire la moneta. Oggi qui i ragazzi sono felici. Quale malattia. Quale ludopatia: lo abbiamo scritto dappertutto che il gioco fa male solo se si esagera. Chi non fa parte del gioco non può capire fino in fondo e a noi non interessa la sua comprensione. Oggi ci interessa solo di questi bambini in festa con i loro papà e delle foto memorabili che scatteranno alle nostre rombanti macchinette multicolore parcheggiate sotto ai tendoni. Dei soldi che raccoglieremo per l’ospedale dei poveretti.
Non paragonate per favore la nostra sana passione a quella dei motociclisti. Quelli sono i malati, signori. Spero solo che mai e poi mai il nostro governo arrivi a legalizzare la barbara pratica che oggi ha lasciato tre bambine senza il loro papà. Scomparso in una gara motociclistica. Che Dio li perdoni.
poi, discutendo, @Ruotina mi ha scritto un pensiero che mi è molto familiare e che mai avevo sentito formulare da altri:
RispondiElimina"Sbaglio o una volta il motociclista in famiglia era la pecora nera, a rischio di venire diseredato..e invece oggi abbiamo bimbi messi sulla minimoto a 4 anni da padri piloti-falliti/frustrati con l'ufficio stampa a 12 anni in mini GP? Poi quando arriva il morto (che in qst sport è una delle regole del gioco, semplicemente) ecco che parte la musichina struggente su Studio aperto. Bah.."
che sia questo, il tanto decantato bene fatto da valentino rossi al motociclismo?
e guido meda, buono e sensibile com'è, non si renderà conto di aver contribuito pesantemente a determinare questo stato di cose?
;)