
questa fu la terza moto di john lavritti, quando lui ed io avevamo 20 anni.
mi ricordo il giorno che la comprammo, e dico comprammo perché fui io a telefonare a oscar bonera da una cabina nei pressi della villa reale di monza.
si trattava di venirsi a recuperare l'rd 350 che john aveva acquistato da lui un paio di settimane prima... e che ora giaceva assai malconcia nel posteggio di un ristorante.
impiegammo più tempo a trovare una delle scarpe di john che a concludere l'operazione recupero&permuta: quella sera lavritti tornò a casa col contrattino della sua "vera prima moto", e pochi giorni dopo cominciammo a divertirci sul serio.
già, perché fino a quel momento il mio compagno di avventure si era dovuto un po' arrangiare:
mai salito su una moto, si incuriosì vedendomi così innamorato dei miei catorci e si ritrovò ben presto a contrastare lo scarso freno in ritorno del mono scoppiato che c'era sul mio cbx 750.
indovinate quale fu la prima moto che guidò...
infatti, battesimo delle due ruote su una scassatissima honda settemmezzo, senza passare nemmeno per il ciao.
nel frattempo io stavo covando per diventare un pilota, vincevo le mie sfide domenicali sul penice contro "quelli bravi" e passavo al cbr 600 '90 per metterlo rapidamente ko, ahimè.
il bello di lavritti è che lui se ne sbatteva di tutte le mie cose da pilota, delle corse in tv e di motosprint al mercoledì. ma non perdeva mai l'occasione di guidare una moto o anche solo di farci il passeggero.
puro zen, a tratti anche un po' pericoloso, ma fonte di momenti e di esperienze straordinarie.
tutto il contrario di quell'esercito di minchioni che si incontravano la domenica, fermi fuori dai "templi del motociclismo" a banfare con due dita di gomma vergine per lato.
tanto per farvi capire il soggetto:
io tentai di fargli prendere una nsr 125 come prima moto ma purtroppo suo padre, bancario e automobilista, ritenne più logico l'acquisto di una cilindrata più versatile ed affidabile...
per questo una domenica ci trovammo per delle stradine tortuose sul confine italo-svizzero, le stesse dove da bambino guidavo il 350 four di mio padre; john sull'rd ed io sul cbr.
l'idea era quella di "insegnare", stando un po' avanti e un po' dietro, costringendolo a fare i conti con dei percorsi dove o guidi o guidi, nessuno spazio per l'azzardo e l'approssimazione.
risultato? a fine giornata, scendendo da una ripida stradina tutta buche, terra e aghi di pino... il vostro put si trovò ad accumulare ritardo e a tirare come un cignale anche parecchio più a valle, su un tratto molto tecnico e veloce dove cominciava pure a piovere.
lo trovai a bordo strada, felice come una pasqua che ributtava zolle di terra dove, carambolando, le aveva estirpate. danni alla moto pressoché nulli; quel che si dice un'esperienza costruttiva, pensai.
non abbastanza, per un approccio così "puro": passare il campioncino che due mesi prima ti ha insegnato dove stanno le marce, in discesa, staccando sugli aghi di pino e andandotene, per lui non era assolutamente motivo di apprensione... se non era caduto si poteva provare un po' più forte.
fantastico, però quando lo vidi sul tdr mi sentii più rilassato.
ieri l'ho beccato su feisbuc,
il tdr l'ha stecchito ma lui è ancora in giro, dice che forse passerà...