"Ho scritto tempo fa come arrivò la scintilla che accese le braci della passione che nutro per le moto.
Dopo avere ammirate e desiderate in modo scomposto e disordinato, ma averle sempre avvertite come lontane ed irragiungibili, nel settembre 1983, bastò incontrarne una e sentire una frase come: "Eriberto l'ha appena ordinata"per realizzare che la cosa era possibile anche a me ed iniziare un'avventura lunga una vita.
Dieci anni più tardi, leggendo un consiglio ad un lettore su Motosprint decidevo che le moto sarebbero diventate la mia vita, oltre che il mio gusto!
Il desiderio si trasformò in una missione, il più invitante dei paradisi, la più agognata delle oasi in un'agonia di sete atroce.
Per anni mi dette energie sconosciute e mi fece compiere imprese degne di questo nome.
Avevo deciso, dopo un po' di ragionamenti, di sviluppare la mia tesi di laurea presso la Bimota ed in collaborsazione con loro per quel che riguardava la parte più squisitamente tecnico pratica, utilizzando dati reali acquisiti tramite "telemetria". Il resto lo avrei svolto presso i laboratori dell'università di Genova, dove ancora risiedevo. Dopo qualche mese di "tribolazione", mentre pensavo che scegliendo una strada più lineare, come avevano fatto tanti miei colleghi, a quel punto sarei già stato laureato, mi arriva da parte dell'Ing. Marconi, direttore tecnico, la proposta di entrare a far parte del loro staff, occupandomi all'inizio, di un paio di progetti di ricerca che sarebbero stati il naturale completamento del lavoro che avevo svolto fino a quel momento: lo sviluppo di un ammortizzatore con controllo elettronico della frenatura idraulica, e un sistema per la regolazione automatica dell'assetto per la Bimota Tesi. In seguito sarei poi stato integrato nel più vasto sistema produttivo dell'azienda.
Non vi dico il mio stato d'animo, mi si offriva di andare a fare qualcosa per cui sarei stato disposto a pagare qualcosa, in una azienda che, nel suo piccolo, rappresentava una punta di eccellenza del panorama motoristico italiano. Tra l'altro in quegli anni Bimota partecipava attivamente al mondiale superbike con la SB7, e a livello nazionale vinceva campionati delle derivate di serie con le sue 600 motorizzate Yamaha.
Ricordo che iniziai a lavorare un mese prima di laurearmi e nelle pause pranzo approfittavo per stampare, e dare gli ultimi ritocchi alla tesi che portai a rilegare, a preparare i lucidi per la discussione, in un crima di grande impegno ma anche di grande euforia. Poi cominciai a disegnare col sistema: se non l'hai mai fatto, fallo, così impari! Il clima nell'UT era impegnato ma sereno e veramente amichevole, come si addice ad un ambiente affollato, in Romagna. Infatti mi obbligarono subito ad offrire il pranzo di benevenuto a metà azienda: tutto l'UT e le ragazze dell'amministrazione :-)
Qualche mese più tardi mi venne affidato il primo vero incarico di grande responsabilità: dirigere il rifacimento del modellod i successo SB6, che doveva diventare SB6R
http://www.motorcyclespecs.co.za/Gallery/Bimota%20SB6R%20%204.jpg
Quella fu una vera grande avventura: pur essendo un principiante cominciai pian piano ad entrare nei meccanismi progettuali e realizzativi di un nuovo prototipo, a conoscere le persone coinvolte ed il loro modo di lavorare, dal designer al meccanico saldatore, ai montatori, ai collaudatori, al lavoro coi fornitori e alla sala prova motori.
Ero una pianticella che stava mettendo le sue radici e producendo i primi ramoscelli. Parallelamente a quello, con molta più laboriosità stava prendendo vita il progetto 500V2, che essendo un veicolo completamente nuovo ed interamente prodotto all'interno, aveva bisogno di tempi e cure enormemente superiori, cui io non partecipai se non accidentalmente o per qualche componente comune. Nel giro di 7-8 mesi uscirono i primi esemplari di SB6Rdi preserie, mentre la moto fu presentata in anteprima al salone di colonia del 1996, al quale ebbi la fortuna di partecipare.
In quel mentre però cominciai a capire che la situazione aziendale non era delle migliori. La politica di allargare la base produttiva, puntando al contenimento dei costi, non aveva i risultati sperati anzi si stava un po' snaturando il prodotto Bimota, nato per essere esclusio, elitario e performante, volgarizzandolo un po' ma con costi che rimanevano di un 50% superiori alla miglior produzione giapponese. Per fortuna in quei mesi potei prvare, in occasioni diverse, quasi tutta la gamma, ad esclusione della 500V2 che ebbi solo l'onore di recuperare in pista a Misano dopo una caduta e di accompagnare, nella veste del suo modello, in quel di Barcellona, ove risiedeva l'atelier che si occupava della produzione delle carene in termoformato.
Nonostante le difficoltà, la fretta ed alcune problematiche di diversa natura, parallelamente al completamento della 500V2 fu iniziato il progetto della SB8R.
Doveva essere una pietra miliare nella stoia Bimota, la moto del rilancio tecnico e della riscossa nel mondiale SBK, dopo la delusione subita nell'anno dell'esordio dove Tardozzi su YB4EI arrivò secondo, a pochi punti da Merkel su Honda.
Il coordinatore, product manager ero io. Mi fu data parecchia fiducia e l'assicurazione che le cose si sarebbero realizzate nel migliore dei modi, avendo io a disposizione tutte le risorse umane disponibili.
Purtroppo mi resi conto che le cose erano bene diverse da quelle che sarebbero dovute essere e dopo aver accumulato circa 2 mesi di ritardo rispetto al Gantt inizialmente proposto (che aveva come meta intermedia il salone di milano di settembre 1997, e finale la messa in produzione nella primavera del 98).
Cominciai a comprendere la differenza tra promesse e premesse e lo stato reale delle cose, in cui se ti lamenti di qualcosa che non va, ti si risponde, ma era compito tuo mettersi in grado che andasse. Vero ma amaro. Pian piano l'immensa nube di idealismo che mi avvolgeva completamente, inizia a vedere le prime bolle che la componevano implodere, lasciando un acre odore di bruciato. Nei mesi a seguire maturò in me la convinzione che non era poi così importante quel che si faceva, quanto il modo in cui si faceva e se, per cause di forza maggiore, eri costretto a fare male quello che amavi di più, tanto valeva dedicarsi a dell'altro. Scrissi una lunga lettera all'Ing. Marconi, evidenziando tutti i punti all'origine del mio malessere concludendo che se non avessi visto mutare un po' l'atteggiamento aziendale, avrei preferito non rinnovare il contratto che sarebbe scaduto proprio pochi giorni prima del salone di Milano. Dopo circa un mese, in cui pian piano mi sentivo diventare invisibile e sempre meno gente mi cercava o si premuniva di salutarmi, Marconi mi disse alcune cose che compresi poi solo a distanza di anni, diventando io stesso, in qualche modo dirigente/imprenditore. Insomma le condizioni per rimanere lì non c'erano più.
Un grande senso si frustrazione mi pervadeva, unito però alla consepevolezza di aver salvato qualcosa, riseparando il lavoro malgestito (tant'è che due mesi dopo di me lo stesso Marconi migrò in Aprilia nello stabilimento che questa aveva aperto a San Marino), dalla passione più limpida e cristallina.
Me ne rimasi coi cocci di un sogno andato prematuramente in frantumi, il mio fido Tengai
http://used-bikes.vivastreet.co.uk/motorbikes-sale-buy+hereford-hr1/kawasaki-tengai-650/17341031/p#2
e due biglietti aerei per un meraviglioso viaggio in Scandinavia che avrebbe reso più dolce il mio distacco....."
l'ho scritto tutto di un fiato, per non rubarne la "spontaneità" quindi se trovate sfondoni socchiudete un occhio.
RispondiEliminaSe c'è qualcosa che vi incuriosisce, chiedete pure senza remore, che proverò a frugare tra i ricordi e a vedere se posso esservi d'aiuto...
ingegnere, complimenti intanto per l'esperienza ma direi che hai fatto una rappresentazione tipica della classica impresa "piccola" italiana. Gantt?? questi diagrammi sono buoni per corsi,riunioni ma all'atto pratico indirizzare e ottenere dai collaboratori il rispetto di piani di progetto e produzione è un'impresa da pelo nello stomaco di quello grosso. a te hanno dato da riprogettare qualcosa?? stai pur certo che sulla risorsa umana che ti doveva realizzare qualcosa si è abbattuta qualche urgenza inderogabile della direzione(una cuccia per cani??) e il lavoro programmato va a farsi benedire.
RispondiEliminatutta esperienza ingegnere, tutta esperienza ....
be' li nonostante fossi cresciutello 28-30 anni, ero ancora un cagnolino di primo pelo...
RispondiEliminabravo ing,
RispondiEliminai successi gratificano, le facciate insegnano.
le prime sconfitte sono atroci, si vorrebbe trovare subito delle risposte che solo il tempo ed altre esperienze daranno... ma ormai sei abbastanza incartapecorito da saperlo, chettelodicoaffare!
;)))
solo una cosa mi lascia perplesso: ancora oggi tu reputi valentino rossi una persona fortunata... forse un giorno uno di noi due si ricrederà.
;)
Anche Agostini era iperfortunato e, ad oggi, non mi sembra che stia soffrendo le pene dell'inferno.
RispondiEliminaAlcuni, a certe doti innate, aggiungono un giusto atteggiamento nell'affrontare problemi ed avversità ed una tenacia incrollabile. Forse sono solo più cinici o meno sensibili verso certi argomenti, forse davvero più dotati. Lo vedremo tra tant'anni.
Nel diacorso che facevi ieri sulla presunta fragilità o disequilibrio di certi giovani piloti di oggi, c'è proprio questo, secondo me. L'ambiente che ti circonda da vicino, dal team manager, al tuo manager, allo psicologo personale, alle letture "positive", ai meccanici, sponsor e tutto il resto, eleva la motivazione e l'atteggiamento vincente, tuo naturale. Ma poi se non tieni botta, il crollo è ben più visibile e "disastroso".
La mia, forse, più che carta pecora, è una fragile corazza che mi pesa maledettamente e che rischio di posare nel momento meno propizio. La maggior parte delle persone, man mano che acquisiscono coscienza delel loro debolezze, dimostrate dai momenti di sofferenza regalati dalla vita, frenano i loro slanci verso di essa. Molti altri aumentano e di molto la cattiveria imputando l'origine dei propri problemi al mondo esterno da combattere ed avversare. Pochi, quelli veramente forti vanno diritti e sereni per la loro strada, senza angoscie, sapendo che quando il problema arriva sapranno come cavarsela.
Perché un problema è un problema in quanto ha già in sé la sua soluzione, no?
Altrimenti che problema è?
9.16
RispondiElimina1) ho usato a sproposito il termine incartapecorito: in realtà volevo dire che sei abbastanza "maturo", vecchio, esperto, da sapere ciò che avevo scritto prima.
2) riguardo ai piloti della motogp non ho parlato di fragilità, bensì di doping psicologico.
tutti lo usano ma uno solo vince, esattamente come se nessuno vi ricorresse.
il problema è a monte: quando un individuo si dopa in quel senso, le conseguenze negative non restano circoscritte alla pratica sportiva.
perdere con quel doping addosso è devastante.
perché si è nella condizione di sovrapporre il sé stesso più profondo con la classifica di un campionato (una corsa dei sacchi, per me).
vincere è ancora peggio.
sempre secondo me, ovvio.
agostini? non lo conosco: da quando esisto lo vedo solo rivendersi per ciò che fece da pilota. magari tiene riservato il resto della sua vita perché è geloso della propria privacy, o forse è vuoto come una lampadina... chi lo sa.
il punto è che gli eventi, salvo margini ristrettissimi di manovra, di noi e della nostra "forza" se ne strafottono.
prenderne atto può far venire una gran voglia di osare, combattere, resistere e via dicendo.
detta in altri termini io trovo il libro "cuore" la quintessenza del grottesco... eppure si dice in giro che sia un romanticone.
Qualcuno vive e trae vantaggi ed informazioni dalla sua esperienza, qualcun altro vive e basta.
RispondiEliminaGli eventi che ci riguardano, al di là di malattie gravi ed improvvise, incidenti e catastrofi, sono in larga parte eventi umani e il nostro modo di viverli o soffrirli dipende essenzialmente da come li percepiamo e li "gestiamo".
La cosa più difficile da gestire sono gli "amici", sia che si tratti di eventi che di persone. Pensa al disgraziato che ieri ha fatto 6, appena gli passerà l'entusiasmo, con che razza di pensieri, o di sconsideratezze si troverà a convivere...
MW
RispondiEliminabella storia e magnifica esperienza.
Le delusioni aiutano a maturare e i tre steps che hai individuato sono esattamente la strada da percorrere.
1) iniziale perdita di motivazione e slancio
2)incattivimento verso il mondo e la gente intesi come sistema
3)rimettersi in piedi recuperando una briciola di forza interiore e fiducia in se stessi per aspettare con serenità la prossima tempesta che, inevitabilmente, arriverà.
... quello è un caso in cui la privacy potrebbe fare la differenza.
RispondiEliminaio, se divento ricco, non ve lo dico.
:)))
non sapreste mai chi vi manda certe piccole "carinerie".
forse, però, un giorno vi domandereste: "cazzo, ma non gli si rompe mai, al put, quella baracca di pc?".
... e magari, dopo essermi tolto un po' di ruggine, accetterei l'invito di crash al sagittario per girare con le sue moto.
:)))
Put
RispondiEliminainvito sempre valido, lo sai!
Avevo invitato anche MW che tra l'altro ha la moto giusta!
Ma anche emmedi, lanfry, apnea, zio ron, daniele, cheyenne e tutti quelli che ancora provano il piacere di mettersi la tuta di pelle e far scivolare gli sliders sull'asfalto!
Pensa le risate quando scopriremo che lanfry è un fermone e cheyenne dà la paga a tutti!
;-)))
campionato sociale putriblog... ancora un paio di iscritti e siamo più che in motogp!
RispondiElimina:)))
http://www.pigadget.it/index.aspx?p=3
RispondiEliminaSto cominciando a pensare ai regali di natale: che ve ne pare di questi interessanti articoli?
Guardate il video! ;-)
Cazzo mi sa che questo era il post delle cose serie! ooops ;-)
RispondiElimina12.18
RispondiEliminavengon via a niente...
cmq voi dite quello che volete ma io un'alternativa migliore all'italia, dove campare, da ricco come da povero, non l'ho ancora trovata.
;)
Dove sei stato, all'estero, Put?
RispondiElimina12.20
Questo posto inizia per "mwinani": troppo serio non può essere ;-)
12.38
RispondiEliminanon in molti posti, a dire il vero.
però mi sono convinto che fuori dai nostri confini perdiamo parecchi giri, in tutti i sensi.
poi non dimenticare la mia natura anarchica: non ho voglia di riprendermi tutto il campionario di facciate la seconda volta solo perché le mie "armi" (esperienze?) sono tutte in italiano... capisci ammè!
;))))
Put
RispondiEliminaCome sai col mio lavoro mi sono fatto 800 ore di volo all'anno (per 20 anni) sostando (a volte molto brevemente) un pò dovunque!
Sto facendo uno studio approfondito per individuare quello che sarà il mio "buen retiro".
Alcuni luoghi da me individuati non sono ancora pronti per questo mio progetto e questo è un bene: vorrei essere tra i primi a colonizzare un posto da favola che vedrà decuplicati prezzi e costi appena scoperto dalla massa.
Ve ne passo uno da studiare così capirete meglio cosa intendo.
http://www.sathi-us.net/sindu/designs/trincomalee/photos.html
Put
RispondiEliminadammi un ritorno su trincomalee!
Sorvolo sul fatto del tutto insignificante che a trincomalee con mille euro puoi affittare una villetta, permetterti personale di servizio, e mangiare il miglior pesce e la miglior frutta mai immaginata.
Spero che ti piaccia la cucina indiana?
Post interessante, e grazie ad un pò di fresco, ho la forza di tornare tra voi.
RispondiEliminaMwinani, ti è mai sorto il dubbio che in realtà tu sia stato un capro espiatorio? Sai, a me è capitato più di una volta (il mio carattere spavaldo e altezzoso di un tempo mi dava il giusto fisique du role).
Col Put ne abbiamo parlato spesso, nelle nostre lunghe telefonate, del ruolo che ci si ritrova ad assumere nella vita. In un post su mb, parlammo di Chuck Palahniuk che nel suo romanzo "fight club" spiega come per essere liberi, bisogna essere disposti a rinunciare a tutto. Per me continua ad essere l'unica verità. La nostra società si basa sula paura, paura delle malattie, della discriminazione sociale sino ad arrivare ad aver paura di quello che dice di noi anche un'emerito sconosciuto incontrato per caso per 30 secondi. Da qui derivano tutte le insicurezze di cui ci vestiamo ogni mattina. Io me ne sono "quasi" liberato, e dopo anni difficilissimi sono rimontato in sella e a breve ricomincerò a trottare, grazie a me stesso, per la tenacia e la testardaggine, ma anche grazie alle donne che mi hanno amato e dato tanto (anche in termini economici). Della "società" io me ne frego, è una trappola senza via d'uscita, uno schema in cui vince sempre e solo il banco. Esistono modi alternativi per fare le cose, basta intraprenderli e ci si ritrova fuori dal potere del banco. Non si vince, ma nemmeno si perde a favore di qualcun altro (che ci stà sulle balle).
crash,
RispondiEliminaun buen retiro è come una seconda casa... dopo un po' ti rompi i coglioni e ti viene voglia di tornare nel casino.
oh, io parlo sempre per me, sia chiaro.
;)
zio,
RispondiEliminaanche tu fedele alla lingua natia?
:))))
Minkia che commento zio, per sbucciarlo tutto mi ci vorrà un trimestre!
RispondiEliminaPer il momento mi sento di dire solo che è che nelle aziende "di passione", con la scusa di quella, c'è qualcuno che se ne frega che ci marcia alla grande...
Nelle fonderie questo rischio è ben lontano..
quando lavoravo..io ero un parafulmine..cazziatoni intuli che neanche ascoltavo dato che quello era incazzato perche nn poteva avere figli...bravissime persone..il solo difetto e che se non gli rispondevi ti facevano i cazziatoni cosi..era pure la situazioen di collasso finanziario (mai visti cosi tanti assegni post datati cabriolet..)a me non innervosivano i cazziatoni inutili..ma quelli quando invece sbaglaibvo veramente..quando non facevo bene il mio lavoro...sara strano direte..ma io mai ho incontrato persone cosi corrette a livello morale..mai..e mai le incontrero (i costruttori..nell'edilizia in generale..i saltafossi, truffaldini ecc ecc è proprio una condizione di lavoro)...l'unica cosa che non approvavo era il trattamento...cioe questi cazziatoni non erano rivolti a tutti sempre..se rispondevi..si calmavano..non sopportavo i colleghi..i titolari si..
RispondiEliminame venuta voglia di rilavorare..e gia quasi 3 anni che non faccio un cazzo di serio..mi tocca trasferirmi sicuro..
uno i genitori li dovrebbe lasciare a 18 anni..perche a 28..pensi che devi aiutarli..e invece..madre natura insegna..appena si puo..ognuno per cazzi propri
Cazzo, ho capito finalmente!!!
RispondiEliminaPippi mette i puntini al posto della virgola!
Ecco perchè tante volte non capivo un cazzo!
;-)
Io crash, pensavo ad una cosa diversa. Quando guardo con ammirazione al nord europa, mi vengono in mente, riguardo alle "fredde genti del nord" alcuni episodi.
RispondiEliminaA Copengagen mentre guardavamo la cartina per capire dove si era e dove andare, la gente si fermava da sola a offrirti aiuto. In un parcheggio per bici ad uso gratuito (come i carrelli della spesa), mentre pensavamo come recuperare le 20 corone, incastrate nella fessura in cui si dovevano infilare per liberare la catenella, viene un tipo mal vestito e dopo aver capito quale fosse il problema, se ne va nella sua cassetta degli attrezzi e anziché prendere una mazza, come pensavamo, darcela in testa e fregarci il portafogli, ha preso una pinza e ci ha recuperato la moneta regalandoci anche un gran sorriso, come se fossimo stati noi a fare un favore a lui. Ricordo poi la giovialità della gente seduta su una banchina di legno, di fronte ad un pub all'aperto, un tiepido pomeriggio, con tutto il mondo specchiato a testa in giù dentro una lingua del fiordo qualche decina di km a sud di Oslo, incredibilmente interessata a noi, solo per il piacere di farlo.
Più recentemente, uscendo da Praga nella "retrograda" republica ceca, diretti verso Berlino, ci si ferma in un paesello lungo la strada decisi a bruciare le ultime corone avanzate, per qualche souvenir a prezzi lontani dalle speculazioni della capitale.
Ci troviamo in una specie di bomboniera, dove ogni singolo particolare, dalle strade, alle case, ai giardini, sembra realizzata con una cura fuori dell'ordinario.
Pensando che dietro tutte quelle cose ben fatte c'era la cura vera di qualcuno che ci teneva davvero anziché cercare di gonfiare l'appalto per riempire le tasche sue, di qualche amico e fare un lavoro di merda, che tanto a lui non gliene frega un kazzo.
Mentre guardi e pensi a queste cose, succede come al Lanfry che ti si rumesciano le budella, e se sei "romanticone", capita che ti si inumidiscano gli occhi...
e meno male che non metto le puntine..
RispondiElimina13.37
RispondiEliminaun'altra poesia di pippi... che parla di cattivi che giocano a carte scoperte (anche perché tu sei in grado di leggerli) e di buoni viscidi figli di.
madre natura è la biologia, la scienza che in tutte le lingue osserva i meccanismi della vita e che smaschera le fregnacce che la società ci inietta fin da cuccioli.
ma non è che ti cazziavano perché ti volevano bene?
:)
Zio ron
RispondiEliminauhmmm, modi diversi di fare le cose?!
Sai, per uno come me cresciuto in borgata il termine società è sempre stato un altro modo di dire "batteria": improvvisata unione di pochi soggetti allo scopo di delinquere a cui segue l'immediato scioglimento dopo l'episodio delinquenziale. Oppure la "società" era quella cosa in cui più soggetti versano danaro contante allo scopo di prestarlo a tassi elevatissimi: la società di "cravattari".
Di altre società non so nulla.
Specie di quella "civile": ho un legale che se ne occupa quando necessario sistemare qualcosa.
Davvero riesci a fregartene della società?
Davvero hai sconfitto le tue paure?
Davvero hai modi alternativi per fare le cose?
crash,
RispondiEliminatu e lo zio vi somigliate, ma c'è una differenza fondamentale che vi fa vedere il mondo da due posizioni opposte: lui, come me, non ha né vuole avere figli.
Neanche io li volevo...
RispondiElimina14.13
RispondiElimina... anche il tuo partito è ben rappresentato qui.
come già detto gli eventi di noi se ne sbattono: prenderne atto fa miracoli.
;)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaMw
RispondiEliminala mia prima moglie era finlandese e la scoperta dei paesi del nord-europa ha segnato per me un'inversione culturale e mi ha fornito una nuova chiave di interpretazione.
Peccato per quel clima di merda!
Una delle cose indimenticabili: sbronzo marcio mi metto a fissare il sole che tramontava. Quello invece di sparire dietro l'orizzonte ha ricominciato a salire. Ricordo di aver pianto.
(roovaniemi, circolo polare artico, agosto 1986)
14.22
RispondiEliminaoh cancellino... comunque anche a me è successo: in un volgarissimo prato in riva all'adda, coi miei cani che giocavano e una moretti in mano.
ero nella merda fino al collo ma piangevo di felicità.
e sì che di tramonti più scenografici ed in situazioni più rassicuranti ne ho visti parecchi!
Uno che si chiama Putredine al posto delle lacrime gli esce il pus?! ;-)
RispondiEliminaho riscritto il post e l'ho riscritto sbagliato: il sole di mezzanotte si vede bene solo dal 6 giugno fino al 7 luglio.
Put naturalmente sei invitato anche nella mia (seconda) casa di Trincomalee. Dammi solo un attimo per organizzarmi! :-p
14.46
RispondiEliminabene, vedo che anche senza la "voglia di correre" i progetti non mancano.
senti, ma un cane quando ce lo ripigliamo?
Crash, io sono un "confinato", abito in una terra non mia, che si esprime con gli slogan che puoi sentire sintonizzandoti per 10 minuti su Radio Padania. Sarà la solita supponenza romanesca, ma io di 'sti burini poco mi interesso. Quindi la società che mi circonda, come potrai capire, m'arimbalza.
RispondiEliminaSi ha paura dell'incertezza: io sono stato tradito dal primo amore, da amici e colleghi e persino da mio padre. Della morte non ho paura, un pò temo la malattia grave, ma credo nell'auto-eutanasia, che risolve tutto. Come ha detto il Put, non ho figli, non ne voglio avere e quindi non me ne frega molto del futuro. Della solitudine non mi preoccupo.
Ho una ragazza di cui sono molto innamorato, ma mi aspetto sempre che possa finire da un momento all'altro, quando e se succederà, certo non resterò stupito. Comunque 'sto bene da solo (cioè senza relazioni stabili) e se mi viene voglia di una relazione un po' più stretta, da sempre mi è capitato di avere intorno due o tre donne innamorate di me che aspettano solo il loro turno, non devo fare altro che dire di si (alle donne piacciono i bastardi, per mia fortuna).
Pensa che da un anno sono addetto al reperimento di convenzioni per la nostra società. Mi presento ai colloqui, a seconda della stagione, co' 'nu geanz e 'na maglietta o co' 'nu geanz e 'nu maglioncino... E parliamo di banche, finanziarie e gruppi assicurativi internazionali. Prima restano stupiti, poi apro bocca e si dimenticano di come sono vestito. Io non vendo fumo, parlo di cose che conosco e ho fatto i compiti a casa, sapendo quello che posso ottenere al cent e alla fine si nota come sono vestito. Se cercano loro di vendermi fumo, ci alziamo e andiamo via ringraziando per l'attenzione. Anche il lavoro lo affronto senza illusioni.
Ovviamente questo è il mio metodo e con me funziona, non vuol essere una lezione di vita per nessuno
Zio
RispondiEliminagrazie dei chiarimenti.
Le tue affermazioni mi sembravano un pò buttate là e mi lasciavano uno strano sapore.
Il Put ha ragione: ci assomigliamo.
Ho visto andare a gambe all'aria tutto quello che avevo costruito e in cui avevo creduto nel giro di un mese.
Ora continuo a vivere con intensa passione le cose importanti della mia vita però senza illusioni.
Donna Ombra dice: "con quanta forza difendiamo la nostra fragilità".
RispondiEliminaCi vuole grande forza per aprirsi come un tulipano al sole...
http://www.youtube.com/watch?v=G2vTtN1Cg-E&feature=related
(sempre per dimostrare di non stare bene neanche dentro l'idea appena partorita ;-) )
Crash, beato te.... Se tutto si è sgretolato in un solo mese sei stato fortunato. Meglio uno choc bello forte ma breve. La mia è stata una lenta agonia durata dal 1997 al 2006, con piccole vittorie alternate a sonore batoste. Mi hanno scalcato un pezzettino alla volta. Ma non mi hanno finito. Ti racconterò i dettagli :-)))))))
RispondiElimina